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TABERNACOLO

Gesł
150 - Siate sereni, candidi, prudenti e non lasciate passar giorno senza sostare con devozione davanti al mio Tabernacolo. La buona volontà non vi manca, la disposizione neppure, ma non avete la continuità e la costanza del minuto per minuto, che è in fondo quella che più vi costa e che io apprezzo di più. Ed è invece da un esempio costante di dedizione e di amore che il vostro piccolo trarrà la linfa vitale per la propria vita spirituale.
Gesł
508 - Non prendete comunque mai decisioni affrettate. Non ve lo perdonereste mai, e il tuo sposo non te lo perdonerebbe mai. Mi ama egli veramente? Mi offre il suo cuore in interezza, il suo spirito e la sua intelligenza? Vuole lasciarsela forgiare secondo la volontà di Dio che meglio vorrebbe indirizzarla e sfruttarla, o vuole continuare all'infinito il suo patimento così tormentoso a sé e agli altri? Me lo dà il suo consenso? Sposa la mia causa? Può pretendere da sé questo sacrificio? Lo dovrebbe, ma non può... o non vuole? Decida lui, davanti a me nel Tabernacolo.
Gesł
800 - Chiedo a tutti voi il favore di una maggiore e più serena introspezione e un colloquio giornaliero davanti al mio Tabernacolo o in un luogo qualsiasi ove sentirsi al riparo dagli urti esterni.
Là, in quei colloqui che non mancheranno di darvi subito un po' di tregua, io colorerò di rosa la vostra incredulità fino a che tale colore si tramuterà nel bianco splendore della fede. E finalmente allora la mia pace sarà in voi!
Maria santissima
1427 - Se poi a questo tipo di preghiera aggiungerete l'apporto di sacramenti santamente vissuti e praticati, ebbene vi assicuro che ciascun cristiano - davanti al Tabernacolo e solo lì, adorante il figlio mio, Dio mio e vostro, vivo come lo vidi bambino, adolescente e uomo; vivo come lo adorai piangendo nel momento dell'estremo sacrificio; vivo come lo rividi nella resurrezione; vivo come è nella luce sfolgorante della santissima Trinità - troverà la soluzione di tutti i suoi problemi umani, la gioia inesprimibile della sua personale partecipazione al sacrificio e al trionfo del Cristo nostro Salvatore e Signore, la molla che lo farà scattare a razzo in traiettoria rapida e sicura verso il cielo cui appartiene.
Ciascun cristiano si staccherà così di colpo da quella fanghiglia che lo tiene aderente e perciò, anche se solo in parte, ancora attaccato alla terra come non vorrebbe, come non vuole il suo Dio, né la sua mamma celeste, “mediatrice” fra lui e Dio, unica e inesprimibilmente gioiosa meta.