912 - Come dovreste e quanto, quanto spesso meditare sulla vostra superficialità, che quasi sempre vi fa pronunciare parole di fede, di speranza e di carità perché così prendeste l'abitudine di fare, ripetendo preghiere che fioriscono così sul labbro di tutti, ma che quasi tutti ripetono e pronunciano senza sentirsi impegnati al mantenimento delle promesse formulate, così che né fede, né speranza, né carità promanano dalla loro vita.

933 - Rafforzati da questa folgorante verità, siate luce a chi vi circonda e non stancatevi di propagare la fede, così che la giaculatoria: “Cuor di Gesù, confido e spero in te” - che troppo spesso fiorisce sulle labbra di tanti, ma che presto sfiorisce perché non ha radici nel cuore - vi suonerà non sterile parola, ma confortante certezza. Fiducia e speranza, che nell'umiltà dell'abbandono, irradieranno carità, quella carità che illumina e riscalda anche il più incallito dei cuori.

951 - Ricordate l'esempio della fonte di acqua per l'assetato? Vedete di attingerne abbondantemente e, dopo, anche un bar o una pista da ballo potranno diventare campo della vostra azione. Ma ora, ditemi, che potete dare se non siete traboccanti di fede, di speranza e di carità?

952 - La carità si nutre di umiltà e, solo nella macerazione del vostro io, saprete sempre più credere, sempre più sperare, sempre più amare.