Home » Argomenti » C » CONSOLAZIONE

CONSOLAZIONE

Alla fine della santa Messa, mentre il sacerdote riporta l'Ostia all'altare (oggi è il Corpus Domini) accompagnato solo da una donna, da mio figlio e da me, così prego: Gesù mio, quanto abbandono! Come sei solo!, e mi commuovo fino alle lacrime, pensando ai miei peccati, nonostante i tanti “scritti”.
Ges
1714 - Mi basta un cuore, un cuore soltanto - pur compreso della sua limitatezza e proprio in considerazione di questo fatto abbastanza insolito - per consolarmi, per mettere un balsamo, che giudico prezioso, sulle ferite che continuamente mi colpiscono, in particolare quelle dei “benpensanti” (che sono tanti!), che spesso sono “malfacenti” e che tuttavia non reggono al confronto delle inadeguate anime delicate, che tutto fanno per non cadere nell'offesa: inadeguate come numero, poiché la loro qualità è per me eccelsa e, come ti ho detto, è sufficiente per mitigare il mio dolore, per trattenere ancora l'ira del Padre, per commuovere la squisita sensibilità della vostra mamma celeste, che ancora riesce così a salvare l'umanità dal castigo che le sarebbe per giustizia assegnato.
Mio marito
1730 - Siate benedetti tutti; non dimenticatemi e consolatemi affilando sempre più gli “arnesi del mestiere”, che vi condurranno a non diventare traditori dei veri traduttori del Vangelo di Gesù.
A Dio!
Ges
2048 - Il vostro Signore vi accompagni e vi sostenga nei passi ovviamente non sempre sicuri e la mamma celeste sia la vostra più costante consolatrice nei dolori che, più o meno numerosi, segneranno la vita vostra e quella delle vostre nuove famiglie per sondare volta a volta la profondità della vostra fede, ma soprattutto della coerenza a essa relativa.
Vi benedico!
Ges
2090 - Bene questo ritiro, vero? Bene quel ricordo riaffiorato stamani dalle parole del sacerdote che commemorava la morte del grande amico che per anni ho voluto donarti (si riferisce ai miei numerosi incontri con don Alvaro) per consolarti nei momenti così difficili che hai dovuto superare dopo la morte del tuo sposo: il ricordo di quella lampada che il mio Alvaro, il mio caro sacerdote in aeternum, volle personalmente appoggiare sul bracciolo della tua poltrona, affinché i tuoi occhi stanchi meglio potessero leggere quei tratti di “scritti” che riguardavano l’Opera da lui presieduta. (Si riferisce all’Opus Dei).