694 - Il mio amore, il tuo dolore; ma un dolore che dà grazia, se vissuto nel mio amore e, se persisterai in umiltà, ti darà la serenità sperata, che è forza, dolcezza e, insieme, accettazione di nuove prove, di nuovi dolori e pertanto di nuove partecipazioni al dolore del tuo Gesù che è tuo proposito amare, ma che è così difficile all'inizio imparare ad amare.
Dopo, tutto sarà molto facile, com'è facile soffrire a chi veramente ama, a chi veramente è responsabile, a chi veramente si prefigge il bene dell'anima e non si preoccupa, se non per dovere, di tutto il resto, ma senza attaccarvi l'anima, sempre senza attaccarvi l'anima.

777 - Ma tu lasciati penetrare da un Dio spesse volte ingombrante, spesse volte difficile da capire, ma che pur ti sarà facile amare con la dolcezza che tutti i santi già sulla terra provarono.
Ti benedico!

791 - Quante belle parole vi vengono elargite! Ma da che pulpiti? Non parlo solo dei sacerdoti. Sappiate riconoscere il vero dal falso, attraverso le doti essenziali che furono del figliuolo mio prediletto che io volli scendesse fra voi per insegnarvele: dolcezza, umiltà e carità legate tra loro da quell'invisibile trama, che è per esse involucro prezioso ed è tessuta dalla virtù rarissima della gratitudine; gratitudine che non sapete provare per il vostro Creatore se non rarissimamente, proprio perché privi sostanzialmente di quell'umiltà che, soltanto apparente, vi fa gridare a gran voce: “Sono un verme, mio Dio, sono un verme!”.

794 - Dolcezza e fermezza: la formula base di ogni degna e vera educazione; e nei figli, capacità di capire, di optare più per l'una che per l'altra di queste doti, non approfittando, in dedizione amorosa verso i genitori, né dell'una né dell'altra e, ovviamente, non preferendo la prima a scapito della seconda.
Vedano essi in noi l'unica fonte di quella luce che, nostri docili strumenti, dovranno irradiare attorno a sé, cominciando da quelli che il Signore porrà loro vicino.
Vi benedico!